COME DOMARE LE SABBIE MOBILI

Io sono come le sabbie mobili, cambio velocemente e di continuo. Ti consiglio di provare, non ci si annoia mai. La vita è una giostra.

domenica 11 settembre 2011

QUANDO SI TORNA DAL MYANMAR

In ritardo...meglio tardi che mai.


QUANDO SI TORNA DA MYANMAR
17 GENNAIO 2011


Ho bisogno di ricordare a me stessa chi sono e cosa faccio nella vita.
Ho 32 anni, sono disoccupata da circa 8 mesi. Quindi non faccio nulla. Lo stesso quando lavoravo, non facevo nulla! Prendevo e davo soldi, che cosa significa? Nulla!
Sono disordinata ma ho molti interessi, anzi, moltissimi pezzi di interessi visto che non faccio niente fino in fondo. Mi appassiono e mi spengo continuamente.

Sono tornata dal Myanmar pochi giorni fa. Oggi è il 17, sono tornata il 12. Per un po’ di giorni non ho capito niente. Ora comincio a capire e vorrei mettere la testa nella sabbia come lo struzzo. Fa male essere tornati al nulla!

Ho fatto la spesa al Dico perchè è molto vicino. Perchè questi supermercati si chiameranno “discount”? Ma lo
sconto non si fa su un prezzo? Oppure loro lo fanno sull’intero edificio?! Ho fatto la spesa solo oggi che è anche il giorno in cui sono andata a vedere il saldo del conto. Non so di cosa mi sono nutrita questi giorni e nemmeno di cosa mi nutrirò da ora in poi visto il saldo (dallo stock di lipidi, non ci saranno mai mancanze materiali in questo posto “democratico”).

Una volta ho mangiato da Andrea da quando sono tornata. Andrea è l’amico sempiterno con cui sono andata in Myanmar e che mi ha anche prestato i soldi del viaggio. Il giorno in cui sono tornata ho mangiato delle salsicce rimaste nel frigo dalla mia coinquilina (andate male ma dopo Myanmar niente non mi disturba lo stomaco).
Per il resto durante questi 5 giorni mi sono mangiata metà pandoro che mi ha lasciato sempre la mia coinquilina e dei crackers (non trovo più che sia esenziale mangiare). Un altro giorno ho mangiato anche una porzione di patatine alla mensa dell’università, era venerdì, lo so perchè ero andata a fare l’ultima prova di Pedagogia Interculturale (non sanno nemmeno cosa vuol dire interculturalità questi qua, raccolgono testimonianze e stampano e basta). Potevo prendere una bistecca, la
pizza, tutto quello che la gente mangia comunemente in Italia ma bastavano le patatine. Avevo ancora l’altro fuso orario e lo terrei per molti anni.
A proposito della coinquilina (Fabiola, 23 anni, albanese, magazziniera): se ne scappata mentre ero in Birmania, lo ha fatto di nascosto così la bolletta della luce la pago tutta io (108,00 €). Ma mi ha lasciato il pandoro (a dire il vero anche una bottiglia di spumante che mi sono bevuta un po’ per volta, è stata un buon anestetico per lo shock culturale).

Per cinque giorni mi sono svegliata durante la note credendo di essere in un bungalow sulle spiagge birmane, in un monastero nella mia camera (da monaco, nemmeno da monaca), in un aereo che stava cascando ed io ero sicura di salvarmi e di salvare anche gli altri nonostante non fossi il pilota (e nemmeno Superman o Superwoman). Avrei preferito l’aereo che la mia stanza dove tutti i miei “averi” hanno cominciato a puzzare di morto. Almeno dall’aereo mi sarei salvata assieme a tutti gli altri.

Abito a Vigevano da 4 anni, prima abitavo in Veneto, a Fossalunga di Vedelago. Sono arrivata in Italia per rimanerci per 6 mesi nel ambito di un servizio di volontariato europeo. Sono rimasta per sette anni grazie ad una serie di eventi irresistibili. Ci sto ancora (non so però per quanto). Ho lavorato, poi ho cambiato il lavoro per un altro, poi sono stata licenziata e nell’attesa di un altro lavoro, mi sono iscritta all’università (per dare un senso). Il campo m’interessa. Non riuscirò laurearmi ma in tanto mi nutro (spiritualmente). Adesso mi sembra che non sia così che si da un senso, so questo perchè sono tornata dalla Birmania da poco. Poi mi scorderò come sempre tutto.
Non so però come si puo’ dare un senso, so solo che il senso che ho provato a dare è egoista, riguarda me e basta. Prima mi dava soddisfazione totale, ora non più. E’ un inizio! Ho delle idee, mi viene sempre in mente Tiziano Terzani, lui si che ha saputo dare un senso. Forse una cosa che posso fare sarebbe una mostra fotografica su Myanmar. Mi organizzerò, ne vale la pena.

Myanmar è come la Romania prima della caduta di Ceausescu. Non speravo di avere l’occasione di rivivere quel sentimento. L’anima delle persone non è ancora contaminata. L’inquinamento si chiama fame, non arrivismo. Myanmar è meglio della Romania forse, ma è difficile dirlo alla fine. Ero solo una bambina quando ho visto per l’ultima volta tutti in torno a me innocenti. Prima che fossero arrivate le suv e la televisione. Chi puo’ dire che tutti erano innocenti se io vedevo loro con occhi da bambina?
Ma in Myanmar ho visto le persone con gli occhi di una che ha lasciato il suo paese ed è partita da sola a scoprire quel mito dell’occidente che c’è sempre stato nella mia amata Romania. In Myanmar sono arrivata dopo aver lasciato il mio paese per un altro (paese esageratamente ricco nell’accezione collettiva).
In Myanmar ci sono arrivata quando avevo imparato a vivere nell’occidente tanto desiderato da tutti, quando avevo imparato la lingua, dopo essermi comprata la prima macchina che poi ho anche cambiato (oggetto per il quale nella Romania della dittatura si aspettava 25 anni e nel frattempo si leccavano, eventualmente, tanti culi, oggetto che in Myanmar nessuno se lo puo’ premettere ancora). In Myanmar sono arrivata dopo aver fatto la coda per il permesso di soggiorno e dopo aver capito che esiste anche razzismo. Mica lo sapevo in Romania che si può essere giudicati per il posto dove sei nato, che nemmeno hai potuto scegliere. In Myanmar ci sono tante etnie che convivono benissimo e si rispettano avvicenda. I birmani parlano con ammirazione dei cayen e gli scian sono pronti a dividere tutto con un mong in difficoltà, ecc. E’ poi che strano, non c’è delinquenza in Myanmar. No, non c’è. Non c’era nemmeno da noi quando tutti eravamo poveri, c’era solidarietà e comprensione. Sono venuta a sapere che i romeni sono “cattivi” solo in Italia (adesso è un disastro, sono tutti impazziti sia la che qua, non ci voglio pensare perchè non posso prendermela con una cosa molto più grossa di me, che non posso cambiare). Forse per questo il mio mito dell’occidente si è trasformato in un mito dell’oriente, e ha fatto bene!
Ho dei doveri nei confronti del Myamnar, chissà se riuscirò a colmarli almeno in parte. Uno tra questi doveri sarebbe scrivere su di loro, su come si è svolto il mio viaggio, nella maniera “reportage”. Ma io non riesco, mi faccio trascinare in questo paragone tra la Romania e la Birmania. Per questo forse è bene fare una mostra di fotografia (non so da dove si comincia). Il Myanmar è bellissimo per gli aspetti etnologici ed io che avevo scelto già in Romania di studiare Sociologia ed Etnologia mi faccio prendere da questi sentimentalismi egocentrici. Forse perchè ho davvero bisogno di ricordare chi sono. Mi ero dimenticata, per questo ho doveri nei confronti del Myanmar.

Scrivevo questo tempo fa’ ...avrei dovuto scriverlo ora, ora è più che mai rappresentativo.

C'e tanta ruggine sulla mia mano destra. Non so più scrivere, non so più lavarmi e quasi mi sono affezionata a questo residuo magico, come alla noia e alla perdita di tempo.
Non ho più voglia di imparare o leggere cose, belle e brutte. Sono solo preoccupata di come riuscire ad essere forte, o come sentirmi fiduciosa, o cose da femmina, come posso essere vestita bene o più spoglia uscendo da casa, da un giorno all'altro.
E cosi caccio via me stessa da un giorno all'altro.
Questo
computer non mi ascolta e mi parla in italiano, e io gli dico che non sono italiana ma sono stata conquistata dai romani, nel 105-106 d.c.
Niente da fare, lui pensa che anche io gli parli in italiano ed io così bene parlo che capisco anche.

Difficile ricordare chi sono. Non c’è più casa, la Romania è un posto di consumatori e non mi sento più a casa nonostante l’amore per i miei. L’Italia è un po’ troppo fashion per una sempliciotta come me, il posto dove alloggio (che non riesco a chiamare casa) e vuoto e la mia vita è un contenitore di sopravvivenza. E’ questo quello che si prova tornando dal Myanmar. Almeno è quello che prova una come me cresciuta sotto un’altra dittatura (non molto diversa). Questo è quello che provo io che mi sono conquistata dopo la dittatura questa falsa libertà occidentale (che ti condanna alla sopravvivenza). Sono così fiera di provare questo, il mio vuoto è un vuoto vero, è sentimento. Sono sicura di vivere anche se non riesco a ricordare chi sono, è un vuoto dignitoso. Non è facile esprimere questo perchè è paradossale.
E se penso che in Myanmar considerano una cosa così preziosa vivere in un posto democratico.
In Myanmar la gente ti prega di aiutarli ad imparare l’inglese, ma il senso è “comunica con me, voglio conoscerti”. Ti fermano per strada, si presentano, poi non sanno dire altro e tu spieghi che il tuo inglese non è buono ma la tua spiegazione li fa sorridere anche se non capiscono. Hanno realizzato un dialogo!
Una volta un ragazzo in bici ci è corso dietro e ha detto ad Andrea “Hello, my name is ...(non ricordo, impronunciabile), what is your name?” ,“Andrea!”, “Nice to meet you Andrea”...ed è scappato via con la sua bici. Altre volte ci chiedevano di fare foto con loro. Mi ricordo che in Romania chiunque conosceva un occidentale si vantava, mi ricordo benissimo. Per non parlare degli oggetti che un occidentale ti regalava! Diventavano oggetti di culto.
E’ incredibile come è facile comunicare quando c’è la disposizione e la volontà. Non c’è bisogno di nessuna lingua comune, proprio no. Nessuno potrebbe essere falso in Myanmar (i visitatori intendo), è un posto dove si guarisce e ci si depura dagli artefatti. Mi sono sempre posta la domanda come sarà l’essere umano nello stato puro, senza condizionamenti sociali. Lo so che non lo si puo’ sapere ma sono stata colpita molto dall’ingenuità di questo popolo. Sembra che non sappiano dubitare. E’ sicuro che un alto Budda con i piedi segnati verrà! E anche quello che tu dici è sicuro ed è vero, non puoi dire bugie, nessuno si immagina che potresti mentire. I bugiardi sono pochi in Myanmar e si trovano solo dove c’è un po’ di turismo e un po’ più di benessere. I “bugiardi”...chiamo “bugiardi” solo coloro che vogliono impressionarti con la loro storia triste per avere qualche spicciolo, storia che molto probabile è la verità, non so. Ma la maggior parte della gente, nonostante gente poverissima, non è interessata al tuo portafoglio, ma ad uno scambio comunicativo. Delle volte ho avuto così un sentimento di vergogna nei confronti di me stessa. Perchè ti trattano come se tu fossi superiore, come se avessi fatto qualcosa di straordinario per loro solo per aver parlato. Non sono superiore, non sarò forse mai all’altezza! Non so piu’ chi sono, sono soltanto colpevole di questo. Vorrei avere l’ingenuità di questa gente che vive girono per giorno, e alla quale non sparisce mai il sorriso.
Mi faceva male tornare a casa in Romania dopo essere stata in Italia per molto tempo. La gente povera li non assomiglia alla gente di Myanmar per un solo motivo. In Myanmar la situazione viene accettata col sorriso, in Romania le facce sono provate, tristi, ti fanno soffrire pure a te. Non so a cosa è dovuta la diversa filosofia di vita, forse questione di religione. Non credo che sia male o bene fare vedere la sofferenza sul proprio viso, è solo un modo diverso di esteriorizzare. Ho notato questa differenza. L’innocenza e lo spirito puro dei romeni sta scomparendo ormai. La gente è piu’ simile in Romania alla gente dell’Italia, anche in Italia vedo spesso facce di pensionati che mettono molta tristezza. In Myanmar si capisce che la situazione è molto grave ma la gente è talmente in pace con se stessa da sembrare sempre felice.

3 commenti:

  1. http://www.viaggimiraggi.it/index.php?pag=diari&number=13

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  2. Da anima vagabonda a anima vagabonda, Grazie per questo bellissimo post, che da un senso al senso che mi stavo cercando di dare io, perchè mi fa da specchio, almeno in qualcosa. Sto scrivendo anche io un post sul "quando si torna", spero di vederti presto nel mio blog. E io che credevo di essere quella delle parole e tu quella delle immagini parlanti, ma quando decidi di usarle, le parole, ne usi tante e le usi bene.

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  3. Tu sei il deserto e io il vento, e siamo in continuo mutamento, se no anche io mi annoio e la mia anima si inaridisce.

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