COME DOMARE LE SABBIE MOBILI

Io sono come le sabbie mobili, cambio velocemente e di continuo. Ti consiglio di provare, non ci si annoia mai. La vita è una giostra.

mercoledì 14 settembre 2011

TABACCO E TRAFFICO

RAGAZZE SHAN

UN PRANZO BILANCIATO

Pescatori nella nebbia mattutina


Pescatori che remano con la gamba, monaci che fanno saltare dei gatti tra un cerchio di fuoco, Myanmar è un posto surreale ed incantato

GIOVANE PELLEGRINA A ROCCIA D'ORO

PASTORE

GRAND ROYAL WHISKY

BERLIN BY NIGHT

ANZIANA BARCAIOLA

lunedì 12 settembre 2011

LE BAMBOLE CIECHE

* Storia di un'infanzia sotto regime che (forse) mi ha preservato per un po' di più l'innocenza - non badare ai refusi ma al contenuto


Io ho amato tantissimo la mia terra per i suoi costumi, per la sua veridicità e sincerità, per la sua anima pura, per i suoi contadini, per le tradizioni religiose e pagane, i canti popolari, l’ospitalità e l’ho odiata altrettanto per i suoi tentativi stupidi di cambiare o di sembrare quello che non è, il modo in cui si sta perdendo via, per gli snob, per la voglia di ricchezza e di apparire, per la sua negazione di identità, per il cattivo gusto.

Ora che sono qui mi rendo conto che non ritroverò mai quello che mi sono lasciata dietro partendo per l’Italia, è molto triste. Sembra che la mia vita sia spezzata a metà, o che io e quella arrivata dalla Romania siamo due persone diverse, ma non perché io lo voglia. Sono cambiata, sono cresciuta, sono diventata una donna, mi sono sposata e mi sono anche lasciata, ho trovato un lavoro ed una casa in affitto, ho superato una depressione...lo so che qualcuno penserebbe che sono io che non vedo le cose come le vedevo prima ed è vero in parte.

Ma la Romania subisce l’attacco della civiltà nel modo più dannoso che ci sia. L’ho vista cambiare così veloce, dalla rivoluzione fino ad oggi.

Quando eravamo piccole io e mia sorella, non c’era niente. I negozi vuoti, niente da mangiare, niente dolci, niente vestiti, tutti vestivamo uguale con le poche cose che si trovavano.

Le bambole? Tutte identiche. Anzi no, alcune avevano gli occhi che si muovevano e quel meccanismo si rovinava e diventavano mezzo cieche, delle bambole mostruose. Un paese pieno di bambini che giocano con la stessa bambola, cieca.
Certo, tutti facevamo dei nuovi vestiti alle nostre bambole per personalizzarle, tagliavamo loro i capelli, le truccavamo con pennarelli. Tutti i bambini lo fanno, in tutto il mondo. Noi però eravamo diversi, non sapevamo nemmeno di compiere la nostra battaglia contro chi ci voleva spogliare di personalità ed immaginazione, chi voleva renderci ciechi come le nostre bambole.

I libri per l’infanzia? Devo dire che c’erano due tipi, quelli con “i pionieri” molto kitsch che ci parlavano di bambini comunisti e i loro fatti lodevoli e le fiabe, molto poche, che non posso negare che mi sembravano meravigliosamente illustrate e penso tutt’ora che lo fossero sul serio (il mio sogno piu’ grande sarebbe di illustrare dei libri in quella maniera)

Poi, un giorno la rivoluzione. Mi ricordo solo che mia mamma mi ha detto, dopo che era passato tutto, che avremmo cominciato a trovare delle arance e anche del cioccolato nei negozi, non riuscivo ad immaginare. Mi diceva che avremmo cominciato a trovare tutto tutto, carne, formaggi, vestiti, miele, tutto. Non potevo proprio immaginare questa cosa, non ci credevo assolutamente, non capivo perché me lo dicesse. Ma non perché io avessi la maturità di essere scettica, io ero pura, non sapevo dubitare, semplicemente, avevo solo visto i negozi vuoti da sempre, avevo gioito quando a Natale qualcuno mi regalava un’arancio o un cioccolato. Per me erano cose fuori dal comune queste, non sapevo immaginarmi un mondo diverso. Come certi bambini oggi che pensano che le mele crescono nelle casse del supermercato.
Io non ci credevo che, tecnicamente, la televisione potesse funzionare piu’ di mezz’ora al giorno, quella mezz’ora, la solita…Non capivo che ci facevano vedere solo mezz’ora perché così volevano loro, per me era quella la normalità e per me era quella la capacità di quel apparecchio.

Cartoni? Ho conosciuto certi personaggi famosissimi quando sono venuta in Italia e dopo aver imparato l’italiano. Mi hanno anche presa in giro perché non conoscevo Hulk. Avevo visto da bambina solo i piu’ famosi cartoni di Walt Disney, spezzati in mille pezzi. Solo sabato a mezzogiorno ci facevano vedere un episodio, ad esempio, se la carica dei 101 durava un’oretta, a noi facevano vedere 10 minuti ogni sabato, cioè, per noi durava 6 settimane. Si può immaginare quanto sia stato difficile per le persone crescere bambini in un mondo così.

I libri erano censurati o non si trovavano per niente o se volevi un certo libro magari non potevi comprarlo se non ne compravi altri 2 o 3 che parlavano del fiorente governo e le sue realizzazioni.

Quando oggi sento gente che dice “ si stava meglio prima” mi infastidisco al massimo. Perché? Perché posso essere d’accordo, si mangia meno e peggio oggi anche se prima non c’erano prodotti nei negozi ma tutti mangiavano comunque. Oggi no. Ma la libertà della parola e l’accesso alla cultura di ogni tipo è veramente importantissima. Poi, bisogna vedere le priorità di ognuno, certo che se a qualcuno basta una pancia piena, si, allora, si stava meglio prima.

Ma anche all’epoca c’erano degli snob, la “civiltà” si faceva sentire lo stesso. A scuola ad esempio, sotto la divisa, qualcuno che magari aveva un parente marinaio che poteva introdurre delle cose nel paese, metteva i jeans e si vantava. Da li fino ad arrivare a questa società dove trovi di tutto ma non hai i soldi per prenderti niente, è stato veramente un passaggio velocissimo. Ora però c’è chi fa il finanziamento per prendersi la macchina bella e magari non mangia ogni giorno. Perché? Non dico che c’è qualcosa di male nell’avere la macchina bella ma vivere per questo, tra la fame e la mancanza di soldi per la benzina, quello si. Quanto si può abbassare l’essere umano fino a rendersi nullo, vuoto, degno di pena?!

C’è un distacco generazionale enorme tra me e mia sorella piu’ piccola che è nata nel ‘89, soprattutto perché la mia infanzia è stata priva di qualunque influenza. La sua invece, ricchissima di tutte le influenze possibili ed impossibili. Io non capisco come sia avere troppe cose tra cui scegliere e come lei faccia a capire cosa sia il bene. Noi il bene abbiamo dovuto inventarcelo. Il bene nel senso di non cascare in questo cattivo gusto che deborda ovunque, nei negozi, in TV, sulle strade…

Si capisce quanto la Romania sia recettiva al cambiamento ed al consumismo e come è facile formare dei consumatori li, anche dal fatto che, ad esempio, cose che noi non conoscevamo prima e che arrivano da fuori, le chiamiamo con il nome dell’azienda che le ha introdotte o che si è imposta meglio sul mercato, quasi come in “100 anni di solitudine che non tutte le cose avevano un nome e bisognava indicarle col dito. L’ammorbidente non si chiama ammorbidente, ma “Coccolino”, le fotocopie non si chiamano così ma “xerox”…dici “vado a fare uno “xerox” non “una fotocopia”. I pannolini si chiamano tutti “Pampers”, il mascara “Rimmel”, o le scarpe da ginnastica o da tennis, tutte “adidasi” (la “i” sta per il plurale perché sono due le scarpe). Io che studiavo arte…usavo per disegnare “rotring” di vari spessori, anche se prodotti da un’altra azienda.

C’è tanto da dire sulla Romania di oggi. Quando sono tornata, in un’estate di quelle che ho passato con Paolo, ho trovato una Romania vuota, mi ha fatto impressione. Vuota così mi sembrava piu’ grande è mi ha fatto venire un vuoto nello stomaco. La amo ugualmente. Sarà il contrasto con l’italia o forse non capisco io che l’Italia è sovrappopolata, che ci sono meno campi e meno spazi aperti e verdi e che hanno seminato case ovunque. Anche se sono case belle e curate, non hanno nessun significato perché prima o poi rimarremo schiacciati tutti tra questi muri che continuano a crescere per combattere la crisi, secondo i politici.
Eppure, vuota così, era troppo vuota.
I cani randagi, in giro ovunque, magri come dei fantasmi, delle sagome che contengono dentro degli esseri che ti leccano la mano.
Anche peggio, ci sono sagome che contengono anche bambini che si fermano e scavano nella spazzatura e che non chiedono elemosina, perché nessuno ha niente da dare.
E’ così la mia amata Romania

domenica 11 settembre 2011

paesaggi



I paesaggi sono come gli stati d'animo: a volte morbidi e dolci, altre volte aridi e assetati, altre volte sono proprio delle rovine

QUANDO SI TORNA DAL MYANMAR

In ritardo...meglio tardi che mai.


QUANDO SI TORNA DA MYANMAR
17 GENNAIO 2011


Ho bisogno di ricordare a me stessa chi sono e cosa faccio nella vita.
Ho 32 anni, sono disoccupata da circa 8 mesi. Quindi non faccio nulla. Lo stesso quando lavoravo, non facevo nulla! Prendevo e davo soldi, che cosa significa? Nulla!
Sono disordinata ma ho molti interessi, anzi, moltissimi pezzi di interessi visto che non faccio niente fino in fondo. Mi appassiono e mi spengo continuamente.

Sono tornata dal Myanmar pochi giorni fa. Oggi è il 17, sono tornata il 12. Per un po’ di giorni non ho capito niente. Ora comincio a capire e vorrei mettere la testa nella sabbia come lo struzzo. Fa male essere tornati al nulla!

Ho fatto la spesa al Dico perchè è molto vicino. Perchè questi supermercati si chiameranno “discount”? Ma lo
sconto non si fa su un prezzo? Oppure loro lo fanno sull’intero edificio?! Ho fatto la spesa solo oggi che è anche il giorno in cui sono andata a vedere il saldo del conto. Non so di cosa mi sono nutrita questi giorni e nemmeno di cosa mi nutrirò da ora in poi visto il saldo (dallo stock di lipidi, non ci saranno mai mancanze materiali in questo posto “democratico”).

Una volta ho mangiato da Andrea da quando sono tornata. Andrea è l’amico sempiterno con cui sono andata in Myanmar e che mi ha anche prestato i soldi del viaggio. Il giorno in cui sono tornata ho mangiato delle salsicce rimaste nel frigo dalla mia coinquilina (andate male ma dopo Myanmar niente non mi disturba lo stomaco).
Per il resto durante questi 5 giorni mi sono mangiata metà pandoro che mi ha lasciato sempre la mia coinquilina e dei crackers (non trovo più che sia esenziale mangiare). Un altro giorno ho mangiato anche una porzione di patatine alla mensa dell’università, era venerdì, lo so perchè ero andata a fare l’ultima prova di Pedagogia Interculturale (non sanno nemmeno cosa vuol dire interculturalità questi qua, raccolgono testimonianze e stampano e basta). Potevo prendere una bistecca, la
pizza, tutto quello che la gente mangia comunemente in Italia ma bastavano le patatine. Avevo ancora l’altro fuso orario e lo terrei per molti anni.
A proposito della coinquilina (Fabiola, 23 anni, albanese, magazziniera): se ne scappata mentre ero in Birmania, lo ha fatto di nascosto così la bolletta della luce la pago tutta io (108,00 €). Ma mi ha lasciato il pandoro (a dire il vero anche una bottiglia di spumante che mi sono bevuta un po’ per volta, è stata un buon anestetico per lo shock culturale).

Per cinque giorni mi sono svegliata durante la note credendo di essere in un bungalow sulle spiagge birmane, in un monastero nella mia camera (da monaco, nemmeno da monaca), in un aereo che stava cascando ed io ero sicura di salvarmi e di salvare anche gli altri nonostante non fossi il pilota (e nemmeno Superman o Superwoman). Avrei preferito l’aereo che la mia stanza dove tutti i miei “averi” hanno cominciato a puzzare di morto. Almeno dall’aereo mi sarei salvata assieme a tutti gli altri.

Abito a Vigevano da 4 anni, prima abitavo in Veneto, a Fossalunga di Vedelago. Sono arrivata in Italia per rimanerci per 6 mesi nel ambito di un servizio di volontariato europeo. Sono rimasta per sette anni grazie ad una serie di eventi irresistibili. Ci sto ancora (non so però per quanto). Ho lavorato, poi ho cambiato il lavoro per un altro, poi sono stata licenziata e nell’attesa di un altro lavoro, mi sono iscritta all’università (per dare un senso). Il campo m’interessa. Non riuscirò laurearmi ma in tanto mi nutro (spiritualmente). Adesso mi sembra che non sia così che si da un senso, so questo perchè sono tornata dalla Birmania da poco. Poi mi scorderò come sempre tutto.
Non so però come si puo’ dare un senso, so solo che il senso che ho provato a dare è egoista, riguarda me e basta. Prima mi dava soddisfazione totale, ora non più. E’ un inizio! Ho delle idee, mi viene sempre in mente Tiziano Terzani, lui si che ha saputo dare un senso. Forse una cosa che posso fare sarebbe una mostra fotografica su Myanmar. Mi organizzerò, ne vale la pena.

Myanmar è come la Romania prima della caduta di Ceausescu. Non speravo di avere l’occasione di rivivere quel sentimento. L’anima delle persone non è ancora contaminata. L’inquinamento si chiama fame, non arrivismo. Myanmar è meglio della Romania forse, ma è difficile dirlo alla fine. Ero solo una bambina quando ho visto per l’ultima volta tutti in torno a me innocenti. Prima che fossero arrivate le suv e la televisione. Chi puo’ dire che tutti erano innocenti se io vedevo loro con occhi da bambina?
Ma in Myanmar ho visto le persone con gli occhi di una che ha lasciato il suo paese ed è partita da sola a scoprire quel mito dell’occidente che c’è sempre stato nella mia amata Romania. In Myanmar sono arrivata dopo aver lasciato il mio paese per un altro (paese esageratamente ricco nell’accezione collettiva).
In Myanmar ci sono arrivata quando avevo imparato a vivere nell’occidente tanto desiderato da tutti, quando avevo imparato la lingua, dopo essermi comprata la prima macchina che poi ho anche cambiato (oggetto per il quale nella Romania della dittatura si aspettava 25 anni e nel frattempo si leccavano, eventualmente, tanti culi, oggetto che in Myanmar nessuno se lo puo’ premettere ancora). In Myanmar sono arrivata dopo aver fatto la coda per il permesso di soggiorno e dopo aver capito che esiste anche razzismo. Mica lo sapevo in Romania che si può essere giudicati per il posto dove sei nato, che nemmeno hai potuto scegliere. In Myanmar ci sono tante etnie che convivono benissimo e si rispettano avvicenda. I birmani parlano con ammirazione dei cayen e gli scian sono pronti a dividere tutto con un mong in difficoltà, ecc. E’ poi che strano, non c’è delinquenza in Myanmar. No, non c’è. Non c’era nemmeno da noi quando tutti eravamo poveri, c’era solidarietà e comprensione. Sono venuta a sapere che i romeni sono “cattivi” solo in Italia (adesso è un disastro, sono tutti impazziti sia la che qua, non ci voglio pensare perchè non posso prendermela con una cosa molto più grossa di me, che non posso cambiare). Forse per questo il mio mito dell’occidente si è trasformato in un mito dell’oriente, e ha fatto bene!
Ho dei doveri nei confronti del Myamnar, chissà se riuscirò a colmarli almeno in parte. Uno tra questi doveri sarebbe scrivere su di loro, su come si è svolto il mio viaggio, nella maniera “reportage”. Ma io non riesco, mi faccio trascinare in questo paragone tra la Romania e la Birmania. Per questo forse è bene fare una mostra di fotografia (non so da dove si comincia). Il Myanmar è bellissimo per gli aspetti etnologici ed io che avevo scelto già in Romania di studiare Sociologia ed Etnologia mi faccio prendere da questi sentimentalismi egocentrici. Forse perchè ho davvero bisogno di ricordare chi sono. Mi ero dimenticata, per questo ho doveri nei confronti del Myanmar.

Scrivevo questo tempo fa’ ...avrei dovuto scriverlo ora, ora è più che mai rappresentativo.

C'e tanta ruggine sulla mia mano destra. Non so più scrivere, non so più lavarmi e quasi mi sono affezionata a questo residuo magico, come alla noia e alla perdita di tempo.
Non ho più voglia di imparare o leggere cose, belle e brutte. Sono solo preoccupata di come riuscire ad essere forte, o come sentirmi fiduciosa, o cose da femmina, come posso essere vestita bene o più spoglia uscendo da casa, da un giorno all'altro.
E cosi caccio via me stessa da un giorno all'altro.
Questo
computer non mi ascolta e mi parla in italiano, e io gli dico che non sono italiana ma sono stata conquistata dai romani, nel 105-106 d.c.
Niente da fare, lui pensa che anche io gli parli in italiano ed io così bene parlo che capisco anche.

Difficile ricordare chi sono. Non c’è più casa, la Romania è un posto di consumatori e non mi sento più a casa nonostante l’amore per i miei. L’Italia è un po’ troppo fashion per una sempliciotta come me, il posto dove alloggio (che non riesco a chiamare casa) e vuoto e la mia vita è un contenitore di sopravvivenza. E’ questo quello che si prova tornando dal Myanmar. Almeno è quello che prova una come me cresciuta sotto un’altra dittatura (non molto diversa). Questo è quello che provo io che mi sono conquistata dopo la dittatura questa falsa libertà occidentale (che ti condanna alla sopravvivenza). Sono così fiera di provare questo, il mio vuoto è un vuoto vero, è sentimento. Sono sicura di vivere anche se non riesco a ricordare chi sono, è un vuoto dignitoso. Non è facile esprimere questo perchè è paradossale.
E se penso che in Myanmar considerano una cosa così preziosa vivere in un posto democratico.
In Myanmar la gente ti prega di aiutarli ad imparare l’inglese, ma il senso è “comunica con me, voglio conoscerti”. Ti fermano per strada, si presentano, poi non sanno dire altro e tu spieghi che il tuo inglese non è buono ma la tua spiegazione li fa sorridere anche se non capiscono. Hanno realizzato un dialogo!
Una volta un ragazzo in bici ci è corso dietro e ha detto ad Andrea “Hello, my name is ...(non ricordo, impronunciabile), what is your name?” ,“Andrea!”, “Nice to meet you Andrea”...ed è scappato via con la sua bici. Altre volte ci chiedevano di fare foto con loro. Mi ricordo che in Romania chiunque conosceva un occidentale si vantava, mi ricordo benissimo. Per non parlare degli oggetti che un occidentale ti regalava! Diventavano oggetti di culto.
E’ incredibile come è facile comunicare quando c’è la disposizione e la volontà. Non c’è bisogno di nessuna lingua comune, proprio no. Nessuno potrebbe essere falso in Myanmar (i visitatori intendo), è un posto dove si guarisce e ci si depura dagli artefatti. Mi sono sempre posta la domanda come sarà l’essere umano nello stato puro, senza condizionamenti sociali. Lo so che non lo si puo’ sapere ma sono stata colpita molto dall’ingenuità di questo popolo. Sembra che non sappiano dubitare. E’ sicuro che un alto Budda con i piedi segnati verrà! E anche quello che tu dici è sicuro ed è vero, non puoi dire bugie, nessuno si immagina che potresti mentire. I bugiardi sono pochi in Myanmar e si trovano solo dove c’è un po’ di turismo e un po’ più di benessere. I “bugiardi”...chiamo “bugiardi” solo coloro che vogliono impressionarti con la loro storia triste per avere qualche spicciolo, storia che molto probabile è la verità, non so. Ma la maggior parte della gente, nonostante gente poverissima, non è interessata al tuo portafoglio, ma ad uno scambio comunicativo. Delle volte ho avuto così un sentimento di vergogna nei confronti di me stessa. Perchè ti trattano come se tu fossi superiore, come se avessi fatto qualcosa di straordinario per loro solo per aver parlato. Non sono superiore, non sarò forse mai all’altezza! Non so piu’ chi sono, sono soltanto colpevole di questo. Vorrei avere l’ingenuità di questa gente che vive girono per giorno, e alla quale non sparisce mai il sorriso.
Mi faceva male tornare a casa in Romania dopo essere stata in Italia per molto tempo. La gente povera li non assomiglia alla gente di Myanmar per un solo motivo. In Myanmar la situazione viene accettata col sorriso, in Romania le facce sono provate, tristi, ti fanno soffrire pure a te. Non so a cosa è dovuta la diversa filosofia di vita, forse questione di religione. Non credo che sia male o bene fare vedere la sofferenza sul proprio viso, è solo un modo diverso di esteriorizzare. Ho notato questa differenza. L’innocenza e lo spirito puro dei romeni sta scomparendo ormai. La gente è piu’ simile in Romania alla gente dell’Italia, anche in Italia vedo spesso facce di pensionati che mettono molta tristezza. In Myanmar si capisce che la situazione è molto grave ma la gente è talmente in pace con se stessa da sembrare sempre felice.

giovedì 1 settembre 2011